Traguardo storico per i diritti dei bambini delle coppie di donne

La sentenza della Corte Costituzionale n. 68/2025 riconosce la genitorialità della mamma intenzionale. In Friuli Venezia Giulia primo atto di nascita con due mamme al Comune di Nimis (UD).

La sentenza n. 68 depositata il 22 maggio 2025 dalla Corte Costituzionale ha finalmente dato ragione alle avvocate e agli avvocati di Rete Lenford e Famiglie Arcobaleno che da oltre un decennio avevano sostenuto la tesi della necessità di interpretare in senso costituzionalmente orientato la Legge sulla fecondazione assistita garantendo ai figli nati con queste pratiche entro una coppia di donne di vedersi riconosciuto lo status di figli di entrambe. Dopo alterne vicende giudiziarie, e altre tre importanti pronunce della Corte Costituzionale sul punto, ora la Corte, investita nuovamente della questione, dichiara l’illegittimità costituzionale dell’art. 8 della legge 19 febbraio 2004, n. 40 (Norme in materia di procreazione medicalmente assistita), nella parte in cui non prevede che pure il nato in Italia da donna che ha fatto ricorso all’estero, in osservanza delle norme ivi vigenti, a tecniche di procreazione medicalmente assistita ha lo stato di figlio riconosciuto anche della donna che, del pari, ha espresso il preventivo consenso al ricorso alle tecniche medesime e alla correlata assunzione di responsabilità genitoriale.

Il 13 giugno 2025, proprio a seguito di questa sentenza, il Sindaco del Comune di Nimis (UD) Fabrizio Mattiuzza ha sottoscritto il primo atto di nascita con due madri. Si tratta del primo atto di nascita con due donne riconosciute come genitori, formato dopo la sentenza della Corte Costituzionale, che ne ha confermato la legittimità.

Le due donne, unite civilmente già da diversi anni, hanno deciso di mettere al mondo un bambino, crescerlo ed educarlo, entro la loro famiglia. Per avere un bambino si sono rivolte ad una clinica austriaca, ove è consentito, anche alle coppie di donne, fare accesso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita (PMA). Entrambe si sono assunte la responsabilità della nascita del bambino, ed entrambe sono riconosciute madri, ora anche per la Legge italiana.

La coppia si era rivolta già nel mese di gennaio 2025 al mio Studio, proprio perché socia e attivista dell’associazione Rete Lenford, per cercare di ottenere fin da subito il riconoscimento della genitorialità di entrambe alla nascita. Con molti mesi in anticipo rispetto alla nascita, mi sono messa in contatto con l’ufficio di stato civile di Nimis (UD), ove la famiglia risiede. L’ufficio di stato civile aveva svolto gli approfondimenti del caso ritenendo di non poter acconsentire alla richiesta delle due mamme, vista la giurisprudenza formata fino ad allora. Tuttavia, è arrivata in corner, pochi giorni prima del termine previsto per la nascita, la sentenza della Corte Costituzionale pubblicata in GU il 28 maggio scorso, che ha cambiato tutto. Ora la madre “intenzionale” deve essere indicata nell’atto di nascita e riconosciuta come genitore. Così, il Comune di Nimis ha nuovamente approfondito il tema per consentire, questa volta, il pieno rispetto della Costituzione, come dettato dalla Corte. Il bambino è nato il 6 giugno scorso e gli Uffici del Comune di Nimis hanno provveduto a formare l’atto di nascita il 13 giugno, con tempestività e nel rispetto della Legge che prevede che l’atto debba essere formato entro i dieci giorni successivi alla nascita.

Il Comune di Nimis, così come molti altri Comuni in questi giorni, in Italia, ha dovuto formulare l’atto utilizzando le formule ministeriali che regolamentano la materia, e che sono risalenti al 2002, mai aggiornante. Nemmeno dopo l’entrata in vigore della Legge n. 40/2004, appunto. Hanno dovuto adattare la formula al caso di specie, facendo in modo che aderisse alla realtà.

Fino ad oggi, infatti, una donna che partoriva un bambino concepito con tecniche di PMA in una coppia lesbica, era costretta a dichiarare, da formula, che il bambino era “nato dall’unione naturale con un uomo non parente né affine con lei nei gradi che ostano il riconoscimento”.

Molti Comuni si aspettano che ora che il Ministero finalmente aggiorni formule che risultano anacronistiche, e non solo rispetto a quest’ultima sentenza, ma anche rispetto alle norme che hanno unificato lo status di figli superando l’odiosa differenziazione, anche terminologica, tra figli “legittimi” e figli “naturali” (a partire dal 2012); nonché le norme che, appunto hanno introdotto la genitorialità per “consenso” come quelle sulla PMA, ormai risalenti al 2004. Tuttavia, con o senza aggiornamenti ministeriali, gli uffici di stato civile sono obbligati a procedere alla formazione degli atti di nascita e ai riconoscimenti successivi alla nascita per quei bambini che non hanno potuto essere riconosciuti prima, perché è diritto dei bambini avere un atto di nascita e che venga riconosciuto il loro stato di filiazione verso entrambi i genitori. E così ha fatto il Sindaco di Nimis, come Bologna, Modena, Padova, Rimini, Riccione, Viterbo, Lecce, Prato, Cremona, Bergamo,

A mio avviso, come hanno riconosciuto anche molti Tribunali e Corti d’Appello prima di questa sentenza, e nonostante le sentenze contrarie della Corte di Cassazione, la Legge 40 del 2004 avrebbe dovuto e potuto essere interpretata in senso costituzionalmente conforme, senza una declaratoria di incostituzionalità della Legge. Tuttavia la Corte Costituzionale – ubi maior – ha ritenuto, dapprima di evidenziare il vuoto normativo in materia e sollecitare il Parlamento, e, solo ora, re melius perpensa, dichiarare l’incostituzionalità. Ricordo che la prima volta la questione fu stata sollevata in Corte Costituzionale dal Tribunale di Venezia, in una causa seguita da me, con l’avv. Valentina Pizzol e l’avv. Umberto Saracco, questi ultimi del Foro di Treviso, nel 2019. Allora la Giudice del Tribunale di Venezia ritenne potesse esserci un profilo di incostituzionalità nella Legge in materia di unioni civili per persone dello stesso sesso (legge n. 76/2016 nota come “Cirinnà”), la Corte Costituzionale, anche allora, pur dichiarando inammissibile la questione, evidenziò l’opportunità che i bambini nati entro le coppie lesbiche avessero maggiori tutele. Siamo tornati in Corte Costituzionale altre due volte, nel 2021, e, finalmente, ora, nel 2025 grazie alla questione sollevata dal Tribunale di Lucca.

È stato un traguardo rivoluzionario che ha messo fine o metterà fine a molti altri contenziosi, e alle tante cause pendenti presso i Tribunali per i Minorenni. Infatti, ormai dal 2014, l’unica strada che era stata riconosciuta perché i bambini avessero due genitori, era quella dell’adozione in casi particolari. Anch’esso un istituto utilizzato grazie all’intelligenza e la pervicacia di avvocate/i e giudici, interessati a dare garantire sempre la massina tutela ai bambini.